Un terzo della spesa dei turisti in Italia va agli alimentari!!

Il 2018, come molti sanno, è l’anno del cibo italiano nel mondo. Coldiretti ha inaugurato l’apertura della Bit (Borsa Internazionale del turismo 2018) diffondendo i risultati di una analisi davvero molto interessante per tutti coloro che lavorano nel difficile ma stimolante settore degli alimentari e della ristorazione.

Il 2018, come molti sanno, è l’anno del cibo italiano nel mondo. Coldiretti ha inaugurato l’apertura della Bit (Borsa Internazionale del turismo 2018) diffondendo i risultati di una analisi davvero molto interessante per tutti coloro che lavorano nel difficile ma stimolante settore degli alimentari e della ristorazione. Dati alla mano infatti sembra che i turisti che visitano il Bel Paese, sia italiani che stranieri, spendano ben un terzo del proprio budget proprio per soddisfare il palato, e quindi in ristoranti, trattorie, agriturismi, street food o specialità enogastronomiche locali.

Uno straniero su quattro viene in Italia per il cibo 

Che gli stranieri apprezzassero il cibo italiano lo si sapeva, certo, ma che arrivassero a spendere fino a un terzo del loro budget in prodotti alimentari e ristoranti forse no. Addirittura secondo Coldiretti le spese alimentari dei turisti in Italia avrebbero superato persino quelle legate alle sistemazioni in strutture ricettive come hotel e bed and breakfast.  Il consumo di pasti nella ristorazione da parte dei turisti in Italia si aggirerebbe intorno ai 14 miliardi, mentre l’acquisto di prodotti di alimentari in negozi e mercati intorno ai 12 miliardi di euro. In totale quindi i turisti italiani e stranieri spendono per mangiare e bere ben 26 miliardi di euro, un terzo del fatturato complessivo turistico dell’anno, che si aggira intorno ai 75 miliardi di euro. Cifre che sorprendono solo in parte in quanto ben uno straniero su quattro decide di visitare proprio l’Italia in quanto la considera il Paese della buona tavola.

I prodotti alimentari italiani sono sempre più richiesti

Secondo i risultati di una ricerca Ipsos per Enit (Agenzia Nazionale del Turismo), l’offerta enogastronomica sarebbe infatti la prima motivazione di viaggio in Italia per il 23% degli stranieri contro il 16% dei monumenti e la moda, il 15% della pittura e dell’arte, il 7% del design e il 5% per musica e teatro. E non è finita qui in quanto, secondo una ricerca Bit-Bocconi, ben il 59% dei turisti stranieri che visitano l’Italia continuano ad acquistare i prodotti alimentari nostrani anche una volta rientrati a casa.

In questo caso sono i francesi quelli che dimostrano di apprezzare di più i nostri prodotti (25,9%) davanti ai tedeschi (22,5%), e agli inglesi (16,9%). Non è finita qui in quanto un’indagine Coldiretti-Ixè ha evidenziato come il 36% degli italiani in vacanza acquista prodotti alimentari locali tipici come souvenir da regalare agli amici. L’Italia ha quindi lo scettro del turismo enogastronomico forte di qualcosa come 60.000 aziende agricole biologiche, 293 specialità Dop/Igp, 5047 prodotti tradizionali e 523 vini Docg, Doc e Igt.

Ampie prospettive di crescita 

Tutti questi dati ci dicono quindi che il settore dell’agroalimentare italiano è florido ma potrebbe crescere ancora molto, rappresentando così un autentico volano di crescita per il paese nel suo complesso e per il settore turistico. In un mondo sempre più frenetico dove la fanno da padrone Fast Food e supermercati e rivenditori che offrono piatti pronti, il fascino dello Slow Food e delle ricette della tradizione è sempre più forte. L’Italia da questo punto di vista ha più da offrire di qualsiasi altro paese al mondo e, anche grazie alla diffusione delle nuove tecnologie e di internet, i ristoratori locali stanno cominciando a scoprire le enormi potenzialità della globalizzazione. Turisti e cibo sono sempre più un binomio perfetto e il settore turistico ha ancora dei margini di crescita potenzialmente sterminati in Italia, ancor più che i visitatori stranieri sono pronti a premiare la qualità e soprattutto a pagarla

Da qui la necessità di puntare sulle peculiarità italiane, e quindi sulla tradizione, sulla genuinità degli ingredienti, sulla valorizzazione della preparazione (show cooking e così via) e anche sullo storytelling inteso come il raccontare le storie che si celano dietro ogni ricetta e che affondano le radici nella millenaria e unica storia italiana.

Di Daniele Cardetta